giovedì 14 febbraio 2013

TuttoFaMedia

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Sanremo 2013: Elio, le storie tese e Max Gazzè si prendono il Festival

Posted: 14 Feb 2013 07:25 AM PST

- In realtà, Fabio, il Grammy Awards nasce grazie a Domenico Modugno ed Ella Fitzgerald, perché questi due grandi artisti riuscirono a vendere così tante copie in tutto il mondo che in America dissero QUA bisogna istituire un premio e riconoscere a questi due grandi artis-
- Quindi il Grammy nasce da qui
- EH, il Grammy è una COSTOLINA di Sanremo

 

(Da Mimmo Modugno ai Mumford and Sons e ai Fun.: Beppe Fiorello, ti sentiresti di ripetere le stesse parole precise precise davanti a, che ne so, Taylor Swift?)

 

Inizia così la seconda serata di Sanremo, una seconda serata più décomplexée, con un Fabio Fazio in vena di promesse che non verranno mantenute (“Non ho mai visto in vita mia un racconto così potente come la fiction su Modugno che andrà in onda la settimana prossima”), una Luciana Littizzetto in forma smagliante (“Ma a Giletti gli mettono un telo sopra, come ai canarini?”) e una timida Bar Rafaeli, che sarà pure la donna più sensuale del 2012, ma è anche una bravissima imitatrice e si produce in una efficacissima COSA a metà tra Jill Cooper quella delle televendite dei tapis roulant e Jessica Simpson dopo la partecipazione a The Biggest Loser.

 

 

 

 

Una seconda serata che in realtà, grazie al nuovo regolamento, è una sorta di prima bis, e che regala ancora più qualità musicale e televisiva, con una tessitura di fondo pregevole, a dimostrazione che gli autori vengono ben pagati e non stanno solo lì a sentire le canzoni in anteprima e basta. Mi riferisco ai dettagli, i famosi dettagli che fanno la differenza (per esempio: Carla Bruni sul palco subito dopo Simone Cristicchi: EH PERO’ NON C’È STATO IL BACIO). Dettagli che a qualcuno potranno apparire facili, ma fare un buon intrattenimento popolare in fondo cos’è, se non far sembrare facile quel che facile non è? 

 

Ma adesso spazio alla musica, dicevamo di qualità, e l’imperfetto non è casuale, con i primi BIG di oggi:

 

 

 

 

1 – I MODA’ e KEKKO DEI MODA’ – SE SI POTESSE NON MORIRE/
COME L’ACQUA DENTRO IL MARE

 

 

 

Allora, Kekko dei Modà è a casa sua, sta fissando il vuoto, e a un certo punto inizia a scrivere una canzone che fa così: Avessi il tempo per pensare un po’ di più alla bellezza delle cose, mi accorgerei di quanto è giallo e caldo il sole. Poi si alza dalla scrivania, va in camera da letto e inizia a guardare la sua ZITA che sta facendo l’amore, evidentemente non con lui che era di là a pensare al sole caldo e giallo: Solamente per guardare e per rendere migliore tutto mentre tu fai l’amore (ma per rendere migliore COSA?). E giustamente ci rimane male, perché inizia a STRIZZARE gli occhi nel modo in cui solo Kekko dei Modà STRIZZA gli occhi, cioè tenendo l’asta del microfono inclinata di 45 gradi e salendo di ottava in ottava finché non comincia a GETTARE voci e gli auricolari gli esplodono dalle orecchie come se la tromba di Eustachio fosse un concetto tutto sommato relativo. T’immagini se con un salto si potesse anche volareeeeeEEEHHH, e poi t’immagini se si potesse non morireeeeEHHHHH. Sai che palle, Kekko dei Modà. Ah, E se anche i baci si potessero mangiare ci sarebbe un po’ più amore e meno fame. Certo.
Finisce la canzone e Kekko dei Modà ha la voce tipo quando riempi un palloncino di ELIO e poi ti bevi questi ELIO e inizi a parlare con la voce buffa. Qualcuno gli lancia una bottiglietta d’acqua dritta in fronte probabilmente per SMENTIRE il titolo della prima canzone e lui, che non coglie, non solo ringrazia ma cerca anche di infilarsi la bottiglietta d’acqua nelle mutande (dai, Kekko, non fare così, lo sai che alle ragazze interessa altro). Per rimanere in tema, ecco la seconda canzone. Come l’acqua dentro il mare. Niente, Kekko dei Modà sta chiedendo scusa alla propria ZITA per qualcosa. Meglio cominciare da quello che mi viene (per forza Kekko?), la vita ci consegna le CHIAVI di una porta e prati verdi sopra i quali camminare. La zita evidentemente è perplessa, perché Kekko dei Modà si sente in dovere di rivangare il vero motivo della rottura: L’amore può far MALE ma del MIO tu non ti devi preoccupare (ma insomma Kekko! Nella vita contano anche altre cose cazzo!) (ma almeno abbiamo capito perché la zita l’ha lasciato). Infine, un accorato appello: Non può finire come l’acqua dentro il mare (?). Voti: UNO alla prima e ZERO con lo stoppino alla seconda (Kekko dei Modà sei Albano che incontra Povia e NO, non è un complimento).

 

 

2- SIMONE CRISTICCHI – MI MANCHI /
LA PRIMA VOLTA (CHE SONO MORTO)

 

Isola Asola/ Calendario Sipario Rosario / Tuono Frastuono/ Aquiloni Maccheroni / Discesa Chiesa/ Pittore Parole Amore/. Ok, Cristicchi sa fare le rime. Più o meno (Pure io: sempre caro mi fu quest’ermo colle). Il punto è che se fai le canzoni MONORIMA, queste ti devono entrare in testa e non lasciarti più. Gente del calibro di Valeria Rossi c’ha costruito intere carriere su ‘sta cosa. Qua invece no, e l’incisino, che dovrebbe portare nei prati verdi (ma senza Kekko dei Modà) soffre un po’ d’affanno. E poi, vogliamo parlare del titolo? Mi manchi, uhm, vediamo: Loredana Bertè, Fausto Leali, Paola Turci e ho citato solo i primi tre che mi son venuti in mente senza cercare su spotify (come disse qualcuno su twitter, non ve lo meritate spotify in Italia!).
Più o meno meglio La prima volta (che sono morto). La testa inizia a oscillare a tempo da sola e così continua fino alla fine, la prima volta che sono morto nananà, sembra più una scuola serale, il pomeriggio passeggio con Chaplin, poi gioco a briscola con Pertini, e stasera si va tutti al cinema, c'è il nuovo film di Pasolini! (io avrei messo Rossellini, così, per variare). Sapidità testuali, qualcuno ravvisa PLAGI al conterraneo Silvestri (Le cose che abbiamo in comune) ma non griderei allo scandalo, ma forse sono io che basta che mi metti un acordeòn e mi quieto (guarda dove sono finito a vivere). Voti: 3,5 + 6,5 e per una volta il popolo sovrano va dove lo porta la corrente.

 

 

MOMENTO CARLA BRUNI

 

 

 

 

Due considerazioni da fare. La prima è che ogni anno sul palco di Sanremo si devono INFAMARE i francesi con questa storia del BIDET. Un anno Siani (come chi? Quello di Napoli, quello che fa morire dal ridere!), quest’anno (più soft) Luciana nella parodia del pezzo di Carla Bruni. Come ho già detto ieri, io di solito quelli che sfottono i francesi per la storia del bidet io li PIGLIO A MANATE avvalendomi di TRE BAGUETTE TRADITION che sono più croccanti. Siete avvertiti. La seconda considerazione è che basta, veramente, con queste facili ironie su Carla Bruni. Trovatemi una francese sposata con un presidente italiano e disposta a farsi prendere così per il culo nella tv francese davanti a quindici milioni di francesi e ne riparliamo. Ah, terzo. La canzone di Carla Bruni non si chiama SHAKE IT ANITA ma CHEZ KEITH ET ANITA. Se avete bisogno di una versione in prosa fatemi un fischio che io la so a memoria visto che la canticchio ogni mattina mentre mi faccio la doccia che sì, in Francia esistono persino le docce.

 

 

3 – MALIKA AYANE – NIENTE/E SE POI 

 

 

 
Premesso. Io non ho veramente contro Malika Ayane, ma se la incontrassi per strada comincerei a urlarle contro: AYANE CON LA E AYANE CON LA E! Malika, pensi di aver ottenuto qualcosa con quella STUCCHEVOLE E PEDANTE PRECISAZIONE mentre ti contorcevi tutta? No, la cugina di mia nonna continuerà a chiamarti MA CU È CHISTA? E PERCHÈ DISEGNA CERCHI NELL’ARIA?
Comunque. Malika si presenta sul palco con una buffa parrucca di PAGLIA portando non uno ma DUE pezzi di Giuliano Sangiorgi. Malika e Sangiorgi lavorano entrambi per la Sugar Music di Caterina Caselli. La particolarità della Sugar Music è che tutti si vogliono bene, si scrivono le canzoni a vicenda, si cantano le cover a vicenda, hanno lo stesso medico di base e frequentano solo ristoranti che sulla porta d’ingresso hanno scritto GERARDINA TU QUI NON PUOI ENTRARE. Insomma, non è una casa discografica, è Scientology.
Ma parliamo di musica. Malika AyanE porta due bei pezzi, il cui problema principale è che sono scritti da Sangiorgi e cantanti da Malika. Niente è già l’inno di chi, prima o poi, ha stampato un bel paio di CORNA ai propri partners per poi pentirsene: se dipingi un paradiso io lo distruggerò così tanto per niente. Però, mi dispiace Malika, a proposito di NIENTE era infinitamente più brava la cantante calabrese LISA (Sanremo 1998, Sempre: Niente niente, quasi fino a diventare niente).
E se poi pare subito molto più ritmata, e infatti lo è. Ma senza di noi ho ancora quella strana voglia di sentirmi sola. Se state ancora cercando di capire che cazzo voleva dire Sangiorgi IN QUESTO PUNTO, beh, siete gli unici, io ho smesso di cercare di decodificarlo alla terza nota di Mentre tutto scorre. Voti: 4 + 3,5 (ma forse nell’universo parallelo potrei concedere l’ok per lo scrobbling di Last fm senza vergognarmene)

 

 

4- ALMAMEGRETTA – MAMMA NON LO SA/ONDA CHE VAI

 

Nemmeno il tempo di vederlo comparire sul palco, e tutte le mie compagne di liceo di Palermo (ANNI ’90, STO PARLANDO DI QUANDO STAVAMO NEGLI ANNI ’90) hanno cominciato a urlare come DELLE FOLLI strappandosi i capelli e gettandosi per terra: RAIZ FAMMI TUA. Lo so perché stanno tutte su facebook, hanno sette figli a testa e no, non sognavano questa vita qua. Detto questo, a me l’attacco mi pareva che Raiz mi stava pigliando per i fondelli. Sono nato dove il sole brucia un po’ e il cielo lassù è un po’ più blu. Non cosa dice ma come lo dice. Sembrava l’hippie Verdone di Un Sacco bello. Poi però per fortuna inizio a leggere il labiale e capisco la canzone. Molto triste. L’altro pezzo è scritto dalla PREMIATA DITTA ZAMPAGLIONE che a questo Festival sta raccogliendo soddisfazioni una dietro l’altra riscrivendo il concetto “Essere rifiutati dal pubblico per interposta persona”. Scusate, vi ho fatto spoiler. Peccato, le atmosfere po’ Tony Esposito po’ Nino Buonocore non erano poi così male, almeno sulla rotta non segnata dove soffia l’Aliseo. Non so, devo sentire il disco intero. Voti: dei pallidi 4 + 4

 

5- MAX GAZZÈ – I TUOI MALEDETISSIMI IMPEGNI/SOTTO CASA

 

 

 

Chissà che si prova a essere Max Gazzè. Secondo me nemmeno lui, che peraltro ne sa a pacchi, sa bene cosa voglia dire essere Max Gazzè. O forse lo sa, e la mia è soltanto incapacità di sapere che cosa voglia dire essere Max Gazzè. Che io, se fossi un cantautore romano con pizzetto e simpatia, vorrei proprio aver scritto i capolavori a GETTO CONTINUO che ha scritto lui, tutti nessuno escluso. Ma io non so manco cucinare un uovo bollito, figuratevi. Che dire. Per i superlativi che riesce a fare entrare nelle canzoni, per mascherare da canzonette canzonette che canzonette non sono, per la misura e l’oltremisura, per i raduni ovali, gli aratri e le radio, per questi e altri mille motivi, Max porta il miglior binomio di tutto questo Festival, proprio come si conviene. Perché è vero, Cantare le canzoni oggi non basta più. Voti: 9 + 8,5 (Avrei preferito I tuoi maledettissimi impegni ma con Max si casca sempre bene. Passa Sotto casa, titolo anche dell’omonimo disco in uscita, che ha the most ritornello ancora in gara: apri un istante e ti farò vedere io, che nasce sempre il sole dove cerco Dio)

 

 

6- ANNALISA (SCARRONE) – SCINTILLE/NON SO BALLARE

 

Noto con piacere che finalmente vi siete accorti che esiste Annalisa Scarrone. Noi, noi che abbiamo masticato polvere e grazie di michele per anni, già lo sapevamo che questa ragazza era la più brava LA’ DENTRO e che solo un errore nell’allineamento dei pianeti la fece planare un giorno tra la tiburtina e cinecittà e magari se finiva a via mecenate a quest’ora era già giurata a The Voice. Insomma noi non cederemo adesso al facile sport tanto in voga nell’Internet, di spostarci in un’altra corsia adesso che la nostra è di nuovo affollata. No, noi restiamo qua dove stavamo, e se qualcuno dalla regia fa partire Diamante lei e luce lui noi faremo il playback come manco la Ventura ai tempi del singolo di JURY MAGLIOLO. Annalisa è sul serio capace, e finora il problema erano le canzoni che MARIA sceglieva per lei (MARIA non te la pigliare ammale, per favore). Non so chi abbia scelto Scintille ma veramente apprezzabile la scelta di farla partire per prima, perché se l’orchestra attaccava prima Non so ballare, era subito un meh. Non per Annalisa ma proprio per il verso Riesco a sentire le farfalle danzare in me e per la dissolvenza incrociata interprete/corista sull’aggettivo ‘distante’. Voti: 6 + 0,5 e No, NALI, non è colpa tua

 

 

7- ELIO E LE STORIE TESE – DANNATI FOREVER/LA CANZONE MONONOTA

 

Nel 1996 (sì, voglio ancora parlare degli anni ’90 VA BENE?) il secondo posto di Elio e le storie tese fu una specie di EPIFANIA al contrario. Noi che quando ce la gettavamo ci rimpallavamo versi di canzoni folli (su tutti U Pippero) convinti che nessuno potesse mai fermarci, adesso rimanevamo un pochetto sconcertati da Italia sì Italia no se famo du’ spaghi, troppo facile per essere vero. Cioè, LE NOSTRE MADRI non potevano amare i nostri gruppi segreti, non funzionava così. Poi vabbè, crescendo capimmo che nella vita cercare la gloria imperitura, se meritata, non è poi così male. Tanta acqua passò sotto i ponti e ora rieccoli qua, i nostri Elii, a farci FUMARE VENTI D’IMMENSO con queste due perle. Valeva la pena aspettare questo quindicennio per rivederli a Sanremo, valeva la pena rimanere basiti di fronte al calvario x factoriano dell’ultimo Elio (vero che te ne vai, vero?) per arrivare fin qui a impreziosire un festival già pregiato. Voti: 8 + 8 Passa a tamburo battente La Canzone Mononota, ma Dannati Forever per me vince per questo motivo, e non solo:  Ieri andando a fare due passi in un percorso di fede, mi chiedevo: Posso smaltire i peccati con il jogging? 

 

 

A questo punto faccio partire 2 Petizioni:

 

* ABOLIRE i GIOVANI da Sanremo: se non gliene frega niente a nessuno, se quando arrivano loro la gente va a dormire, se salgono sul palco quando ormai ci sono solo le signore delle pulizie che passano l’aspirapolvere, se l’anno dopo non vanno più di diritto tra i Big, se danno tutto questo fastidio, insomma basta. Lo diciamo per loro, che si giocano le diciamo carriere (ciao Irene Ghiotto, io tu mi piacevi già a Star Academy, continua, credi, credici un po’) (I Blastema mi parevano un incrocio tra i Dhamm meno i Guns moltiplicati per i Giuliodorme) (i primi due non me li ricordo, ‘ero andato a giocare a Ruzzle’ che, diciamolo, is the new ‘ero andato a pisciare’, o tutte e due, se la fate seduti)

 

* LIMITARE IL RICORSO ALLE STANDING OVATION, specie se si tratta di cantanti stranieri bravi sì, ma pur sempre al loro primo singolo di vero successo, peraltro esploso grazie al remix del dj Molella.

 

 

Firmato? Bene. Stasera finalmente la prima vera puntata del Festival con le 14 canzoni in gara che ascolteremo tutte assieme come si faceva ai tempi di Pippo Baudo. Magari cambiamo idea su tutto.

 

 

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