martedì 21 maggio 2013

TuttoFaMedia

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Filippo Timi fa il suo show

Posted: 21 May 2013 09:03 AM PDT

Presentato ieri a Cannes Un château en Italie, film di Valeria Bruni Tedeschi. Unica donna regista nella competizione ufficiale (“Ma preferisco essere considerata come ‘persona’ e non come ‘unica donna’, ho già abbastanza pressione addosso”), ha scritto il film assieme a Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy. Una storia di famiglia, che vede nel cast sua madre Marisa Bruni Tedeschi, Louis Garrel (con cui è stata assieme), Filippo Timi, Pippo Delbono, Silvio Orlando. E poi ancora Céline Sallette (Les Revenants, L’Apollonide), vero chouchou di questo blog (mettete like a qualsiasi cosa faccia Céline Sallette e il mondo sarà un posto migliore).

 

Il film uscirà qui a ottobre (sempre troppo tardi) e io non sto già nell’hype. Comunque. Ieri sera Valeria, Louis e Filippo erano ospiti al Grand Journal (il programma in cui un folle ha sparato a salve l’altro giorno) e, tra una facezia (“Valeria, perché non chiedi a tua sorella Carla Bruni Sarkozy di prendere parte a uno dei tuoi film?”) e l’altra (“Perché penso che abbia ancora molto da dare alla musica”), il nostro Filippo Timi, per nulla intimorito dal parterre canal, ha dato vita a un vero show, rubando la scena a tutti e cantando Buscaglione, così. Filippo, non so se lo sai, ma sei già pronto per il sabato lunedì sera di Raiuno. Da 5’30” in poi (nannannannà un modello centoetrè):

 

 

 

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‘Sti quattro soldi di felicità

Posted: 21 May 2013 04:21 AM PDT

Sti quattro soldi di felicità, il pezzo che ho scritto qualche mese fa per Link, è oggi su minima&moralia.

 

Un uomo, un padre di famiglia, corre come un pazzo per la città. Sta partecipando a un gioco televisivo. Deve raggiungere un luogo segreto cercando di sfuggire a cinque cacciatori armati. Se ci riesce, il premio per lui sarà di un milione di dollari. Altrimenti, morirà. Ora è nei pressi di un molo, sta per farcela ma viene raggiunto all'ultimo istante. I cacciatori lo colpiscono a bastonate. Lo uccidono, sotto gli occhi delle telecamere. Game over. Torniamo in studio. Il conduttore, commosso, esprime ammirazione per lo straordinario coraggio dell'uomo. Fa entrare la giovane vedova e le annuncia un inaspettato premio di consolazione: "Guardate questa donna. A causa della disoccupazione e della crisi, lei e i suoi tre figli vivevano nella miseria. Ma ora le cose cambieranno". Il conduttore sfila dal taschino un assegno da 10.000 dollari e lo sventola verso il pubblico in visibilio. La vedova scoppia a piangere. Di felicità.

 

Le Prix du danger è un film del 1983 (anche allora, a quanto pare, c'era la crisi), tratto da un racconto di Robert Sheckley. Mette in scena una televisione disposta a tutto in nome dello spettacolo, cinica ma anche rassicurante. Una tv consapevole che sì, esistono i giochi e le regole anche spietate, ma senza i concorrenti, poveri disgraziati da spremere fino in fondo, non c'è storia. Niente di nuovo, almeno agli occhi di noi viaggiatori nel tempo. Se succede qualcosa di turpe, la colpa è sempre della televisione.

 

[Continua su minimaetmoralia.it]

 

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