martedì 3 settembre 2013

TuttoFaMedia

TuttoFaMedia


Bisogna essere Jovanotti

Posted: 03 Sep 2013 04:18 AM PDT

In questa notte fantastica

 

 

1- Insomma non abbiamo saputo giocare la partita pop

 

L’altro giorno su Twitter qualcuno ha retwittato un tweet di Luca Sofri che retwittava un tweet del Post che rilanciava un’intervista di Lorenzo Jovanotti a Massimo Gramellini su La Stampa. Io, che pure ho smesso di leggere Il Post cinque minuti dopo la sua nascita perché ho capito subito di non essere il lettore tipo del Post (non credo di essermi perso niente) (neppure Il Post mi sa che si è perso niente, perdendomi) (ci sono finito per sbaglio un’altra volta, sul Post, cercando lo streaming di Juventus-Pescara dell’anno scorso) insomma, essendo un tipo curioso, ho cliccato sul link: vediamo che dicono i ragazzi del Post sull’intervista di Lorenzo Jovanotti a Gramellini:

 

 

Jovanotti parla molto di sé e delle sue passioni ma anche dell'Italia, della politica, e di cose più grandi ancora, con diverse intuizioni interessanti, a cominciare da una riflessione sull'ecologismo. Parlando poi della necessità di costruire un cambiamento e non solo di parlarne o suggerire come qualcun altro debba fare le cose, Jovanotti formula un efficace slogan: «Bisogna essere».

 

 

Punto, così. Bisogna essere cosa? Per un attimo ho pensato che i ragazzi del Post  – a volte, la foga – avessero perso per strada qualcosa, ma poi mi sono arreso all’evidenza di quel cliffhanger brutale: Bisogna essere. Preso da una febbrile agitazione come quella che mi prende ogni volta che Vince Gilligan fa fuori un innocente in finale di puntata (Bisogna essere positivi? Bisogna essere garruli? Bisogna essere stronzi?),  ho continuato a leggere lo stralcio dell’intervista che i ragazzi del Post avevano selezionato per me (che in quel momento ero, a tutti gli effetti, un lettore del Post) fino al passaggio in cui Jovanotti parla di Berlusconi e del conflitto d’interessi:

 

Okay, hai un pugile che si è messo le pietre nei guantoni, ma tu inventati qualcosa. Reagisci. Bisognava essere lì, occupare gli spazi. Era un partita pop, basata sull'immagine, la ripetitività, la costruzione di un marchio. Non basta dire che il giaguaro è smacchiato. Bisogna essere.

 

E lì, grazie a Jovanotti, al Post e ai ragazzi del Post ho capito: contro Berlusconi abbiamo perso perché non abbiamo saputo giocare la partita pop. Dovevamo essere, anzi: bisognava essere e noi non abbiamo saputo essere. Vedi, a saperlo prima (sì, ma ESSERE COSA?).

 

 

Lorenzo-Jovanotti

 

 

2 -Televisione televisione chi è il più bello del rione, televisione televisione tu che svolgi la missione verso tutte le persone

 

Forse bisognava essere pronti a un montaggio serratissimo il cui unico obiettivo era quello di poter dire: “Ehi, vedete come siamo ganzi, siamo su Raiuno e ci mettiamo a giocare a shangai con le coronarie del pubblico: signori, questo si chiama Innovare”. Bravi. Nemmeno dieci minuti e già ci stavamo chiedendo se tutti quegli effetti speciali stroboscopici avrebbero lesionato in modo più o meno riparabile il sistema neurosimpatico degli spettatori. Non tanto del tradizionale pubblico di Raiuno (mentre noi ci chiedevamo MA BISOGNA ESSERE COSA?, loro, gli anziani, stavano già pogando sulle note di Gente della notte), quanto piuttosto di noi ex giovani che abbiamo smesso di guardare MTV quindici anni fa (rinunciando, ahinoi, a ogni pretesa onanistica su Kris&Kris e/0 Marco Maccarini) e abbiamo ricominciato giusto ieri pomeriggio, dopo il tweet di Bret Easton Ellis che si diceva, ehm, ossessionato dal giovane cantante Moreno (Moreno, attento, quello vuole solo una cosa da te, e qualcosa mi dice che non è il tuo cd autografato).

 

 

Certo, non è usuale vedere una roba del genere in prima serata su Raiuno. Il nuovo direttore, Giancarlo Leone, è un uomo di televisione, al contrario dei suoi precedessori che facevano un altro mestiere. E, da uomo di televisione, sa che per cambiare le cose ci vuole pazienza e moderazione. Pazienza magari per rimediare al più grosso errore dell’intrattenimento degli ultimi anni (The Voice su Raiuno era un gol a porta vuota che è finito invece in curva), o per migliorare qualcosa a livello di uffici stampa (la trappola in cui sono caduti con Mission è degna di quei boy scout che il giorno dopo si incontrano e si dicono: “Oh, hai saputo? Dice Jovanotti che Bisogna Essere” “Pazzesco”).

 

In questa notte fantastica è andato peggio del previsto (tre milioni sono tantissimi o pochissimi a seconda di come li guardi, di sicuro vuol dire che tutte le nostre compagne di liceo sono ancora vive e vegete): l’importante è che il cambiamento non sia episodico (quanti concerti avete in magazzino?) ma sistemico. È soprattutto il comparto fiction quello su cui si misura la vera innovazione: lì, nel deserto, c’è ancora Tutti pazzi per amore in attesa di qualcuno che lo venga a salvare.

 

 

jovanotti

 

 

3- Io faccio ballare la gente e tu no

 

Potrei negarlo fino allo sfinimento, ma io con le canzoni di Jovanotti ci sono cresciuto. Non è un vanto, non è un’onta, semplicemente, come direbbe Jovanotti, È. Ero un bimbo, un pubescente, un liceale. Il tempo passava (comunque vadano le cose lui passa) e Jovanotti era lì. Sono anche andato a un suo concerto, quello in condominio con Eros e Pino, e solo l’emigranza mi ha impedito di giocare all’Improvvido Incendiario con il singolo Il mio nome è mai più che sta ancora nella mia stanzetta (lo so, LO SO).

 

Poi, a un certo punto, ho smesso di ascoltare Jovanotti. Non so quando sia successo di preciso, forse quando ho comprato il mio primo vero stereo, o quando ho scaricato il primo porno sull’Internet. Di sicuro ho smesso di ascoltare Jovanotti, non solo Jovanotti-che-canta ma proprio Jovanotti-che-parla. E la colpa, mi spiace rinfacciarvelo così, è vostra, vostra che avete trasformato un bravo ragazzo in una specie di Santone che qualsiasi cosa dica voi strabuzzate gli occhi a “Madonna La Scienza Infusa”. La colpa è vostra che gliel’avete fatto credere, perché Jovanotti, a un certo punto, ci ha creduto, ma tantissimo proprio, e da quel momento niente è più stato lo stesso. Il mondo jovanottiano si è, come dire, falsato. Per sempre. L’ecologia, la politica, i grattacieli, la sovrappopolazione, la deforestazione: in un paese che vive di successioni dinastiche e ha un morboso bisogno di gourou che indichino qualcosa – non importa cosa – dite pure a Celentano che finalmente può smettere di scrivere le lettere al Corriere della Sera.

 

E però. Se puoi vestirti come la bandiera della Romania con i calzini della Juventus; se puoi muoverti con la stessa grazia di Psy quando ancora doveva ammettere i propri problemi di alcolismo; se fai quella faccia quando Fiorello e gli altri della band ti prendono per il culo sul Pampero Bio; se Mariella Venegoni e Andrea Laffranchi fanno quella faccia mentre gli spieghi, col mac in mano, come mettere un like su Facebook; “se negli anni ’80 mi innamorai della musica”; se riesci a impelagarti in un discorso infinito sui puntini da unire, Steve Jobs, i cruciverba, tuo padre, tua madre, le strade coi lampioni, nessuno ci dice più dove sta il 3 e dove il 67; se usi ancora la parola ‘figata’ (il cui contario, si suppone, è ‘cagata’); se riesci a far ballare tutte quelle persone e ne ottieni in cambio stima imperitura (e tutti sappiamo quanto sia difficile far ballare le persone a un concerto); soprattutto, se sei stato capace di sfornare così tante canzoni che tutti quanti sappiamo a memoria, e davanti hai ancora trent’anni buoni di carriera, beh, che dire: Jovanotti, continua così.

 

*

 

L’intervista di Jovanotti a Gramellini su La Stampa
I ragazzi del Post rilanciano l’intervista di Jovanotti a Gramellini su La Stampa
Il tweet di Bret Easton Ellis sul giovane cantante Moreno
La mia canzone preferita di Jovanotti

 

 

 

Articoli correlati:

0 commenti:

Posta un commento