sabato 1 marzo 2014

TuttoFaMedia

TuttoFaMedia


Cosa rimane dei César 2014

Posted: 01 Mar 2014 04:07 AM PST

Les garçons et Guillaume, à table! meritava il premio come miglior film francese dell’anno? E Roman Polanski aveva davvero bisogno dell’ennesimo premio come miglior regista?

 

 

Scarlett e Quentin

 

 

Mi sveglio con questi due interrogativi, che peraltro mi si erano piantati nella testa un attimo prima di addormentarmi, dopo aver visto la cerimonia dei César 2014, condotta dalla belga Cécile de France. Cerimonia gradevole ma con abbondanti momenti di ma perché?, tra cui la consegna del César d’onore da parte di Quentin Tarantino a Scarlett Johansson: attrice che non ha nemmeno 30 anni, dalla filmografia discutibile, attualmente a spasso (“Cerco lavoro” dice, a un certo punto, faceta ma non troppo, a Tarantino), fidanzata con un francese e che, soprattutto, in passato ha detto quello che ha detto contro la città in cui vive e contro i parigini (“la magia è svanita”, “sono maleducati”, “mi hanno costretta a essere veramente aggressiva quando cammino per la strada, me ne frego di loro”) (intendiamoci: niente che ciascuno di noi, dopo i primi sei mesi, non pensi ogni volta che è costretto a dare gomitate contro un intero popolo che evidentemente non ha avuto in dono il senso dell’orientamento, ma, voglio dire, cara Scarlett: e non hai mai preso la RER B).

 

 

 

Guillaume

 

 

Certo, l’accademia dei César non è come la giuria di un Festival che si mette d’accordo, qui ognuno vota per sé e amen (in teoria). Certo, l’accademia prova ogni anno a premiare anche un certo cinema popolare ma raffinato. L’anno scorso ci era andata vicino con Noémie Lvovsky ma c’era Amour che era imbattibile, mentre due anni fa premiò come miglior attore Omar Sy del pessimo Intouchables lasciando trionfare Dujardin solo a Hollywood. Certo, La vie d’Adèle e L’inconnu du lac si sono probabilmente divisi i voti (un po’ come Rubino e Gualazzi in finale a Sanremo) (stai dicendo che Guillaume Gallienne iz ze new Arisa?), appartenendo un po’ alla stessa casella (“menate homo-intellò e venute varie). Certo, Abdellatif Kechiche (già plurivincitore in passato) ha fatto di tutto per rovinarsi con le sue stesse mani in quel delirio autopersecutorio da cui sembra non essere voler uscire vivo (Libé, in pieno stile Fatto Quotidiano, sostiene che lo abbia penalizzato anche il sostegno politico al sindaco di Nizza Christian Estrosi, destrorso securitario ex campione di motociclismo ed ex tante, troppe cose).

 

 

Adele

 

 

Sta di fatto che i due film più potenti nell’anno del mariage pour tous (potenti anche a prescindere dagli esiti, su cui peraltro ci sarebbe da dibattere), ovvero Adèle e L’Inconnu, siano rimasti quasi a bocca asciutta: solo i premi come miglior speranza femminile (Adèle Exarchopoulos) e maschile (Pierre Deladonchamps). Volendo leggere il palmares in chiave, come ha scritto qualcuno, di réconciliation nationale, il risultato non sorprende. Vince la restaurazione, la calma piatta da tramandare ai posteri. Guillaume è un film carino, a tratti intelligente, che strizza anche l’occhio a certe commediacce senza pretese (prova a nominare la scena del massaggio nella redazione dei Cahiers du Cinéma), con un finale rassicurante (“sì, avevate ragione, c’è una dittatura di froci”): rimane un film che impallidisce di fronte a certi suoi precedessori. Polanski, che non ruba niente, sia chiaro (“bravo è bravo”), sale sul palco sorpreso (“dovete credermi, non me l’aspettavo proprio”), e viene premiato come miglior regista per un film fatto in 25 giorni, come lui stesso, perfidamente, ha sottolineato sul palco, e che non ha niente, per esempio, del travaglio, della sofferenza, del tragico di Adèle. Un premio dato per evitare ambasce. Abbiamo ben altre preoccupazioni, noi. La risposta alle due domande iniziali può dunque essere, soggettivamente, arbitrariamente, negativa, ma, in fondo, il cinema è bello anche per questo.

 

 

12 Cose che rimarranno di questa edizione numero 39 dei César:

 

 

1) Nel numero di spettacolo introduttivo, a un certo punto Cécile de France scende in platea e si rivolge ad “Adèle” dandole un bacio sulle labbra. Ma, forse confusa e forse emozionata, sbaglia persona e bacia Léa Seydoux, la quale si fa baciare ma tenta anche un “Io non sono Adèle”. Malessere.

 

2) Adèle Exarchoupoulos, che non era candidata come Miglior Attrice (abominio) ma solo come Miglior Speranza, nell’acceptance speech ringrazia tutti ma soprattutto Kechiche: “Abdel, je comprends pas pourquoi t'es pas venu, tu me manques, je sais pas où t'es”. Trad: io non c’entro niente, è tutta colpa di Léa.

 

3) Jean-Hugues Anglade rende omaggio a Patrice Chéreau ricordando L’homme blessé. Commozione.

 

4) In una serata contraddistinta da diversi discorsi introduttivi realmente ratés, l’attrice Zabou Breitman spicca come la migliore in assoluto: “Alain Guiraudie et Abdellatif Kechiche ont prouvé que la masturbation dans le film d'auteur français n'était pas seulement intellectuelle”. Veri Lol.

 

5) Niels Arestrup sale sul palco per ritirare il premio ma il suo orologio rimane impigliato nei capelli di una signora davanti a lui. Malessere 2.

 

6) Beth Ditto introduce i nominati leggendo, in francese, un biglietto inizialmente nascosto nelle pieghe del suo reggiseno.

 

7) In platea, Roman Polanki era seduto accanto alla sua compagna Emmanuelle Seigner. Alla sua sinistra, invece, una ragazzina di una decina d’anni. Humour nero.

 

8) Julie Gayet era nominata nella categoria Attrice non protagonista. Non vince, ma in compenso viene inquadrata ogni dieci secondi. Chissà perché.

 

9) L’altra Adèle (Haenel), vincitrice del premio come attrice non protagonista, ha chiuso i ringraziamenti dichiarando il proprio amore per Céline, ovvero Céline Sciamma, che la diresse in la Naissance des pieuvres. La vie d’Adèle chap. 3&4, quoi.

 

10) Quentin Tarantino (pronuncia: CANTAN Tarantinò) tesse le lodi di quella straordinaria attrice che è Scarlett (mentre il pubblico in sala viene OBBLIGATO a fare la standing ovation). Domanda: ma allora perché non la chiami mai a recitare nei tuoi film se è così brava?

 

11) Scorrono le nomination come miglior film straniero. N’importe quoi. Tra Django Unchained, Gravity, LA GRANDE BELLEZA (scritto così, con una sola -z), vince il fiammingo-quindi-strugggente Alabama Monroe che è anche in lizza agli Oscar con il titolo di The Broken Circle Breakdown. Attenzione.

 

12) Sandrine Kiberlain, la bravissima Sandrine Kiberlain, vince come miglior attrice protagonista. Fa il suo discorso, poi si passa al momento clou della serata, il miglior film, cambiano le luci, entra François Cluzet, il momento è solenne, ma Sandrine Kiberlain è ancora là, sul palco: “SCUSATE, mi ero dimenticata una cosa importantissima” VAS-Y, il commento gelido di Cécile De France. Uno si aspetta perlomeno gente morta, e invece aveva dimenticato di dire grazie alla tipa “che ha convinto il regista a scegliermi”. Ok, Sandrine, tu puoi.

 

Infine, da 9 mois ferme, deliziosa commedia di Albert Dupontel, candidata in varie categorie, la deliziosa traccia della colonna sonora, interpretata dalla magnifica Camille:

 

 

 

 

 

El Clásico PSG-OM

Posted: 01 Mar 2014 03:51 AM PST

In occasione del big match Paris Saint-Germain vs Olympique Marseille, Canal + ha realizzato un piccolo video con vari gruppi di supporter in giro per le due città. Da segnalare: le melodie del tifo sono le stesse a ogni latitudine; l’accento marsigliese, sempre consolatorio per chi, come noi, non avrà mai la pronuncia parigina perfetta e può sempre spacciarsi per altro (matàn, per esempio); lo chausson aux pommes:

 

 

 

 

Articoli correlati:

0 commenti:

Posta un commento