martedì 10 giugno 2014

TuttoFaMedia

TuttoFaMedia


Nel nome del Bene Superiore

Posted: 10 Jun 2014 08:39 AM PDT

The Americans

 

 

Ci sono serie che devi guardare in un’unica abbuffata (to binge) e serie che devi consumare un pezzo alla volta (or not to binge). Anche nella seconda stagione, The Americans si conferma serie per la quale sarebbe meglio seguire programmazione e relativa visione settimanale. Per la struttura generale dell’intero testo e per la modulazione dei singoli episodi, costruiti sulla base di ripetizioni che alla lunga possono portare a una delle frasi più fatte pronunciate dai serial-additti negli ultimi anni: ok, ma se facevano una miniserie da 6 episodi era meglio.

 

 

The Americans riempie una casella seriale non così guarnita (spionaggio, controspionaggio e ritorno) all’interno del mega contenitore “Racconto di un mondo che non c’è più ma che continua a influenzare le nostre vite”. Siamo in piena guerra fredda, ci sono gli americani, i russi, l’FBI, i doppi e tripli giochi, sparatorie, ammazzatine, ficcatine e le altre figure retoriche di genere che è lecito aspettarsi. Elementi che innervano il tema centrale dell’intero racconto: cosa si è disposti a fare in nome del Bene Superiore?

 

Le risposte arrivano in continuazione, praticamente in ogni scena, e dipendono dagli universi valoriali di ogni personaggio e dalla loro capacità di reagire agli stress conflittuali: questioni di Vita, di Morte, di Lealtà, di Tradimenti, di Obbedienza. Elizabeth, Philip, Stan, Paige: quanto è solida la vostra Fede? Sono tutti coinvolti, e questa compattezza tematica (vero handicap, per esempio, di Homeland 2 e 3) compensa gli intermittenti cali di intensità, specie negli episodi centrali di serie, tra MacGuffin celati male e pericoli solo in teoria.

 

E poi ci sono 5 cose che rendono la visione di The Americans un’esperienza di irresistibilità grado 7:

 
Letto

Aka Felicity

 

 

QUESTI RUSSI FICCANO ASSAI – Si parte in pompa magna con i primi venti minuti di 2×01: un threesome “Due spie russe fimmine tutte nude di cui una veramente bona + nerd flaccido americano preso per il culo dai mariti delle due spie russe che irrompono in medias res” e un servizievole 69 a cui si dedicano Elizabeth e Philip, interrotto sul più bello dalla figlia Paige (talmente scioccata che da lì inizierà  un percorso, come dire, SORORALE). Si prosegue con qualche fettina di culo negli episodi successivi, con la nostra ex gelida Elizabeth che chiede al marito di pigliarla come all’animali, gelosa per i racconti dell’altra moglie di Philip. Poi la curva del desiderio scende un po’ per ripigliarsi nel luccicante sesto episodio in cui, come i conigli e forse anche di più, il fornicar m’è inevitabile tra una spiata e l’altra, in ogni ordine di, ehm, inclinazione. Si chiude più casti con innocenti giochi di mano e cunnilingui, e le odiose scene della gente che fotte con le lenzuola arrotolate là dove non batte il sole. Ma meno male che c’è:

 

 

Claudia

 

 

CLAUDIA - La spia più credibile di tutte ha le fattezze di Margo Martindale che appare e scompare come guest di lusso, pronta a dispensare perle come “Siete già vivi, ed è un buon segno” e poi andarsene non prima di aver lanciato sentenze di morte come noccioline al vento. In generale, e seriamente, Claudia arriva per rilanciare l’azione quando si rischia la noja definitiva: Chi ha ucciso Emmett e Leane? Ora tocca a Paige, cose così. Meno pessime sitcom (The Millers) e più action nel futuro della nostra Margo.

 

 

LA LAVANDERIA di CASA JENNINGS – “Mamma, ma cosa fai, il bucato alle tre di notte?” “Paige, se non la smetti di rompere il cazzo ti faccio lavare i pavimenti con la lingua. Anzi, guarda, inizia a prendere il Mastro Lindo”. Ogni serie ha bisogno dei propri LUOGHI riconoscibili. L’ascensore per alcuni, lo stanzino delle scope per altri. The Americans ha questa lavanderia al piano di sotto in cui succedono cose  tipo Elizabeth che finge di piegare sempre gli  stessi panni e intanto Philip gioca all’alfabeto morse con un sottomarino sovietico invisibile ai radar americani.

 

 

Nina

 

 

NINA SERGEEVNA – A furia di tripli giochi si finisce così. Pestata come una zampogna dagli amici tuoi, tradita da chiunque e pronta a rientrare alla Casa Madre per processi sommari in cui se ti va bene vieni buttata nel MAR MORTO con un pilone di cemento attaccato ai piedi. E non importa se prima hai dovuto stendere umilianti rapporti al KGB in cui ammettevi che sì, l’ho stimolato oralmente e gli ho permesso di penetrarmi in ogni dove, non importa se hai dovuto stringere le natiche durante la macchina della verità (!), non importa se l’unica cosa che volevi, forse, era non avere pensieri e andare a ballare. Hai scelto questa vita, ci devi stare. La scena dell’Addio di Nina Sergeevna vince il premio struggenza, la voce dell’attrice che interpreta Nina il premio SEXI MOSCOW 2013/2014.

 
2 Martha

 

 

MARTHA LA CESSA MA NON FESSA- “Ti amo, e farei qualunque cosa per te”. Mettiamo il caso che tu sia una spia e che nel tempo libero tu faccia raccolta di MOGLI FINTE: Martha, l’adorabile Martha è il meglio che possa capitarti. Una che non fa mai storie, che non si lamenta se scompari nel nulla per MESI, una che al mattino si presenta con quei bigodini, che pensa solo a mangiare uova fritte e bacon. Soprattutto, una che ne VUOLE SEMPRE E COMUNQUE. Che se inizia a farti un gioco di mano ma a te non ti tira che cinque minuti fa hai commesso omicidi plurimi a profusione, lei ti guarda con quegli occhietti a pompinello e ti chiede: “Cosa c’è darling? Vuoi che ci vada di bocca?”. Una che non si accorge mai di nulla, che pare cogliona ma poi ti spiazza così: “Caro, non devi nascondermi niente. Amo perfino il tuo parrucchino”. E tu che credevi di usare una COLLA PILIFERA invisibile. No Martha, No The Americans.

 

 

Jack White/Subsonica

Posted: 05 Jun 2014 05:25 AM PDT

 

 

 

 

The Black Keys/Mark Oliver Everett

Posted: 02 Jun 2014 04:29 AM PDT

The-Black-Keys-Turn-Blue

cautionary_tales

 

 

Da questi due dischi inevitabili di queste ultime settimane, ovvero Turn Blue dei Black Keys e The Cautionary Tales of Mark Oliver Everett:

 

 

 

 

 

 

 

 

Grégory Panaccione, Match

Posted: 01 Jun 2014 03:44 AM PDT

Match

 

 

Match è una bande dessinée firmata da Grégory Panaccione. Come suggeriscono titolo e copertina, racconta una partita di tennis, dall’inizio alla fine. Particolarità: non ci sono dialoghi. Un fumetto, come dire, muto. Imperdibile.

 

(il blog di Panaccione)

 

 

Ministro Boschi treccine bimba congolese

Posted: 30 May 2014 03:30 AM PDT

boschi-treccine

 

Una volta l’avremmo fatto assieme. Oggi, se sfotto la Chiesa, vi mettete a cantare a mani giunte “Laudato sii, o mi Francesco” e mi passate il microfono sperando che mi unisca a voi. Se sfotto il Governo, vi mettete a sfogliare davanti a me la gallery di Repubblica con le foto della Boschi e la bimba del Congo e con gli occhi lucidi a forma di 40% provate a farmi sentire una persona senza cuore: “Ma guarda che duci, le sta facendo le treccine!”. Che dire, vi preferivo infelici e stronzi.

Cannes 2014: apertura e chiusura

Posted: 24 May 2014 02:28 AM PDT

Cannes1

 

 

Cose che mi sento di dover trattenere dalla cerimonia di apertura di Cannes: gli insistiti stacchi in platea sul viso di Adèle E.; la giuria di qualità in cui il gioco era ‘Trova l’intruso’ (io dico: Carole Bouquet); l’inglese quasi perfetto di Lambert Wilson; gli omologhi Franceschini e Filippetti seduti vicini (entrambi scrittori, entrambi ministri: la classe, quoi); Thierry Frémaux e tutte le star che cantano ‘Tanti auguri a te’ a Tim Roth e Sofia Coppola, la quale Sofia Coppola fa – giustamente – la faccia di chi si dissocia (“Ma chi vi ha chiesto niente”); il montaggione di pezzi dei film in concorso, alcuni dei quali mmmouais; Jane Campion che scende le scale e le fanno trovare Michael Nyman (“E basta, su”); “ah, comunque quest’anno il Festival dura un giorno in meno perché ci sono le Europee”. OK.

 

 

still_the_water

 

 

Cose che mi sento di dover trattenere dalla cerimonia di chiusura di Cannes 2014: la standing per Gilles Jacob, che si congeda da Cannes premiando i “ragazzi” della Fémis; il tenero delirio di Timothy Spall; Carole Bouquet è comunque simpaticissima; Godard e Dolan nella stessa frase, mentre l’uno piangeva l’altro faceva i filmini al suo cane; vive L.A., vive Cronenberg, vive Julianne Moore et vive la France!; talè come parla bene francese Daniel Brühl; questo palmarès mi pare un tantino anglofono finora, no?; Sophia Loren è uno spoiler che cammina (più o meno); e poi Marcello, Monica Bellucci, Alice Rohrwacher (“che ti ricordi di quel giorno?” “io che parlavo di reumatismi”): è trionfo rital, come spesso accade a Cannes; per vincere la Palma d’Oro o fai film da tre ore in su o niente; “questo premio lo dedico alla gioventù turca; “e quindi domani pranziamo con Nuri Bilge Ceylan”.

 

 

Aggiornamenti su Emmanuel Carrère,

Posted: 23 May 2014 03:10 AM PDT

CARRERE Emmanuel

 

 

che da Limonov in poi è diventato una specie di rockstar, lì da voi: il suo prossimo libro, Le Royaume, uscirà in Francia il prossimo 11 settembre. 640 pagine su “la naissance du christianisme, autour de Saint Jean et de Saint Luc

 

(stacco sulla faccia dell’editore italiano)

 

(soprattutto: stacco sul lettore italiano quando leggerà la quarta di copertina)

 

(Uhggesù)

 

Ma parliamo di altra gente resurretta. Les Revenants. Le ultime notizie transalpine sono passate in pochi mesi da un “Messa in onda Tardo Autunno 2014″ a “Aspè, mi ha detto un mio amico che la sua ragazza che fa la comparsa morta gli ha detto che l’inizio delle riprese è spostato a settembre 2014 e messa in onda 2015 o BOH” fino a un definitivamente inquietante “Les Revenants chi?”

 

P’tit Quinquin, la serie di Bruno Dumont presentata a Cannes

Posted: 22 May 2014 03:19 AM PDT

Carlos di Olivier Assayas. Top of the Lake di Jane Campion. E quest’anno P’tit Quinquin di Bruno Dumont. Ormai le (mini)serie televisive vengono presentate ai festival dei cinema più importanti del mondo e la cosa non sorprende più nessuno.  P’tit Quinquin parte con un hype lungo da qui a qui. Per ora ce lo spacciano come un Jacques Tati che incontra True Detective, o come un “Seven dégénéré chez les Ch’tis”. Vedremo a settembre su Arte. Intanto:

 

 

/center>
 

 

Sicilia Bedda

Posted: 20 May 2014 02:41 AM PDT

baudo-e-pausini

 

 

Pippo Baudo: “Queste gocce che colavano dal cielo era pianto. Era la Sicilia che piange perché non è trattata bene…”

 

Stacco su una bambina con un NEON fucsia in testa 

 

“…Perché non viene riconosciuta per quella che è, per la gente BEDDA che c’è qua”

 

Pubblico:  Pippoh! Pippoh! Pippoh!

 

–> Tagli scriteriati al montaggio

 

Laura: “Hai gli occhi lucidi, quindi significa che è vero”

 

***

 

È successo veramente di tutto, in questo speciale di Laura Pausini da Taormina. La pioggia, i pianti, le emozioni. Un trionfo. Laura c’è.

 

Turin

Posted: 11 May 2014 03:36 AM PDT

20140512_070557

 

 

1- “La tempesta di pollini è come lo scirocco quando sbarchi a Palermo: ti fa subito capire in che squadra giochi” “Ma come sono veramente cortesi qui nel Piemonte che mi diede i natali” “Insomma, questo Salone del Libro?” “Mi pare di stare al Salone delle Suore Giannelline con tutti ‘sti Papi ma sì, dai”

 

2- “Ma il 56 passa?” “Ci sono i no-tav” “Minchia e come ci arrivo a Piazza Statuto?” “A piedi” “vabbuò, tu pigghiati nu bello cafè ca stasera facciamo le ore minimum”

 

3- Alle feste gli scrittori li riconosci da come si vestono. Gli amici Facebook dalla foto profilo (se ce l’hanno). “Ciccio! Ciccio!” “TFM, finalmente hai una faccia” (Di quando si correva sulle Tiburtine, di Stromae e di Woodkid) “Oh ma quant’è bona la tua amica che balla?” “Giù le mani e il pensiero che è maritanda”. “No ma devi capire che questa gente è fatta così”: ok, ma io i buttafuori che ti ringraziano e ti augurano la buona notte quando vai via non li avevo mai visti.

 

 

Articoli correlati:

0 commenti:

Posta un commento